Le origini di una rivoluzione (seconda parte)
La rubrica sul FreeSoftware cambia nome estendendo il concetto di libertà del Software al concetto di Filosofia della Libertà.
"Credo che la libertà sia più importante del puro avanzamento tecnico. Sceglierei sempre un programma libero meno aggiornato piuttosto che uno non-libero più recente, perché non voglio rinunciare alla libertà personale. La mia regola è, se non posso condividerlo, allora non lo uso " Richard M. Stallman.
Credo che il pensiero di Stallman non possa essere descritto meglio di come lui stesso ha fatto con questa frase.
In un mondo che cerca continuamente di limitare gli utenti favorendo lobby più o meno interessate al potere ed al profitto, Stallman è la persona che meglio rappresenta l'idea di ribellione e di riconquista della libertà. La sua voce è quanto mai attuale oggi quando gli Stati cercano di imbrigliare e governare Internet, la rete che fin dai "primi istanti di vita" ha significato:
libertà
comunità
aiuto
comunicazione
ricerca
sviluppo
Stallman rappresenta la ribellione alle oppressioni, imposizioni, scorrettezze dei "potenti". Egli è partito per questa missione solo, ma lungo il suo cammino ha raccolto un "esercito" di programmatori, sistemisti, semplici utenti che concretamente lavorano per rispondere alle esigenze degli utenti, ricreando l'atmosfera che c'era al M.I.T., nel laboratorio di Intelligenza Artificiale, e che Stallman e gli altri HACKER respiravano e cercano di far respirare a noi, affinché la filosofia hacker non muoia ma si espanda nei suoi principi in ognuno di noi.
Condividere la conoscenza e, di conseguenza, le tecnologie derivate è un modo per migliorare e migliorarsi, creando una coscienza collettiva, una cultura di scambio ed aiuto, che è la stessa cultura in voga tra gli Hacker (la parola Hacker secondo la definizione del M.I.T e non secondo quella diffusa in modo distorto dai giornali non specializzati).
Stiamo assistendo quotidianamente alla creazione di strumenti che ci limitano, ma non per garantire sviluppo come vogliono farci credere. Strumenti come:
DMCA (USA)
Legge Urbani (Italia)
Brevettabilità del software (Europa)
sono dei freni allo sviluppo.
La libertà di usare e modificare a proprio piacimento il software, è un diritto di tutti.
Personalmente ritengo che i brevetti software uccidano il progresso, alienano i piccoli imprenditori sempre più fagocitati dai grandi colossi del software, rendono schiavi gli utenti che non sono liberi di utilizzare il software che vogliono.
Usare formati proprietari significa obbligare gli altri ad utilizzare lo stesso software per poterli leggere. OpenOffice.org ha impiegato anni per riuscire a leggere i formati proprietari .doc, .xls, .ppt, mdb
Si parla tanto di standard aperti, ma spesso le multinazionali del software aggiungono funzionalità non standard che rendono impossibile (o notevolmente difficoltoso) lo scambio di dati.
Ma, forse, la cosa più grave è quello che si sta cercando di fare in queste ultime settimane in America: cercare di limitare la produzione di software di File-Sharing adducendo la motivazione che se non esistessero tali software non sarebbe possibile lo scambio di file. Cioè puniamo gli sviluppatori (più semplice) piuttosto che gli utenti (più difficile) che (ab)usano tali software.
E' come se si accusasse Einstein per aver scoperto la Teoria della Relatività che è stata poi utilizzata per fabbricare la bomba atomica. Si sta tentando in tutti i modi di favorire una lobby, quella delle case discografiche e cinematografiche a discapito di tutti gli altri.
Credo che ciò non porterà alcun beneficio a queste categorie privilegiate, anzi incrementerà lo stimolo per gli sviluppatori a creare software non tracciabili, anonimi, a traffico crittografato. Tutto ciò non può che farmi piacere. Scrivete per farmi sapere cosa ne pensate. Alla prossima!
